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29 Aprile 2021

Nuovi studi a conferma della teoria 

La malattia di Alzheimer è tra le cause più comuni di demenza. Si stima che, a livello mondiale, nel 2015 siano state 46,8 milioni le persone affette da questo morbo. Ad oggi, non esistono trattamenti disponibili per rallentare o fermare il danno cerebrale causato. Da tempo però si ipotizza che esista un legame tra il microbiota intestinale e la malattia di Alzheimer. 

Recentemente uno studio italiano ha confermato una stretta correlazione tra i due. Secondo quanto emerso la composizione del microbiota intestinale è in grado di influire sulla comparsa di placche amiloidi a livello cerebrale, che sono all’origine dei disturbi neurodegenerativi caratteristici della malattia di Alzheimer. 

Una svolta nella ricerca sulla malattia di Alzheimer

Lo studio è stato condotto da un team dell’IRCCS Istituto Centro San Giovanni Di Dio Fatebenefratelli di Brescia insieme ai colleghi dell’Università di Napoli, IRCCS Centro Ricerche SDN di Napoli, dell’Università di Ginevra (UNIGE) e degli Ospedali universitari di Ginevra (HUG) in Svizzera. I ricercatori coinvolti hanno osservato come le proteine prodotte da alcuni batteri intestinali, identificati nel sangue dei pazienti, potrebbero infatti modificare l’interazione tra il sistema immunitario e quello nervoso e innescare la malattia di Alzheimer. 

I risultati ottenuti, pubblicati sul Journal of Alzheimer’s Disease, aprono nuovi scenari nella ricerca sul morbo, permettendo di studiare nuove strategie di prevenzione basate sulla modulazione del microbiota delle persone a rischio. 

Scopri la dieta per rafforzare il microbiota

Quando mangiamo non siamo mai soli! I micro organismi che ospitiamo nel nostro intestino aspettano ansiosamente le molecole che gli forniamo. Questi batteri, se ne contano circa centomila miliardi, compongono un vero e proprio organo, il microbiota intestinale. Questi micro organismi però devono essere monitorati e, se possibili, influenzati in positivo. Ecco perché per garantire igiene e benessere intestinale è consigliata una dieta per rafforzare il microbiota

Scopri quella su misura per te. Sono la dott.ssa Adriana Forapani, medico chirurgo specialista in Scienza dell’Alimentazione e malattie del metabolismo, e sono qui per aiutarti a programmare una dieta personalizzata per rafforzare il microbiota. Contattami per maggiori informazioni o visita il mio blog , ricco di novità e consigli. Per ricevere un parere esperto puoi richiedere un appuntamento presso il mio studio a Mantova.


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29 Aprile 2021

La chetosi contro il nuovo Coronavirus

Recentemente abbiamo parlato di come l’obesità rientri tra i principali fattori di rischio per pazienti affetti da Covid-19. Per evitare complicazioni e degenerazioni gravi della malattia, arriva una potente alleata: la dieta chetogenica. Si tratta di una strategia nutrizionale caratterizzata da un basso contenuto di carboidrati e da un alto contenuto di lipidi, molto utile per perdere peso. La somministrazione della dieta chetogenica in persone malate di Sars-CoV-2 contribuisce a ridurre considerevolmente i ricoveri e la mortalità. È quanto scoperto da un recente studio effettuato dalla clinica dietetica e nutrizione e dalla clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova, pubblicato sulla rivista Nutrition.

La scoperta del policlinico San Martino di Genova

Lo studio è stato condotto nel periodo tra febbraio e luglio 2020 su un bacino di 102 pazienti risultati positivi al Covid-19. Sono state messe a confronto 34 persone alle quali era stata somministrata una dieta normocalorica e normoproteica chetogenica, con 68 soggetti che avevano seguito, invece, una dieta comune, con conseguenti rischi gravi sulla sopravvivenza e necessità di trasferimento in terapia intensiva. Entrambi i parametri sono risultati minori nei pazienti sottoposti alla dieta chetogenica.

Si è quindi osservato che nei pazienti affetti da Covid-19 caratterizzati da un quadro più grave, rivestiva un ruolo decisivo la cosiddetta “tempesta citochinica”, una risposta immunitaria sproporzionata attivata dall’organismo per combattere il virus. Tra i principali responsabili del rilascio di citochine, molecole implicate nel processo di infiammazione, vi sono i macrofagi M1, cellule che, quando si attivano, consumano esclusivamente glucosio. Ecco perché una dieta chetogenica risulta efficace, in quanto prevede una notevole restrizione dell’assunzione di carboidrati e zuccheri, determinando una minore disponibilità di nutrimento per i macrofagi M1. La conseguenza diretta è una limitazione della produzione di citochine, causa principale della “tempesta citochinica”.

Scopri la dieta chetogenica su misura per te

La dieta chetogenica, come qualsiasi altra dieta, non è un regime alimentare “fai da te”, è necessario che venga somministrata e monitorata da un esperto. Se sei alla ricerca di una nutrizionista professionale sono a tua disposizione. Sono la dott.ssa Adriana Forapani, medico chirurgo specialista in Scienza dell’Alimentazione e malattie del metabolismo, e mi metto a tua disposizione per aiutarti a dimagrire e a ritrovare il tuo peso ideale

Contattami per maggiori informazioni o visita il mio blog , ricco di novità e consigli. Per ricevere un parere esperto puoi richiedere un appuntamento presso il mio studio a Mantova.


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8 Aprile 2021

Il rapporto tra Covid-19 e obesità

 

L’obesità, anche quando lieve o moderata, è una condizione sfavorevole che può portare a una rapida degenerazione nella patogenesi dell’infezione al nuovo coronavirus. Dall’inizio della pandemia, è stato infatti riscontrato che molti dei pazienti malati di Sars-CoV-2 erano persone con obesità o sovrappeso. Lo dimostrano i dati degli ingressi quotidiani nelle terapie intensive: i pazienti più giovani ricoverati per la polmonite bilaterale interstiziale condividono molto spesso fattori di rischio e malattie legati all’obesità, come l’ipertensione e il diabete. In generale, il problema non è solo il minor numero di cellule immunitarie, ma anche che sono meno efficaci.

 

L’obesità aggrava il decorso della malattia

 

Il legame tra obesità e Covid-19 è stato riscontrato sin dai primi mesi del 2020, con diversi studi che hanno individuato una correlazione con le conseguenze più gravi della malattia e i maggiori livelli di mortalità ad essa attribuita. Tra i pionieri di questa indagine rientrano senz’altro i ricercatori dell’Università di Bologna, che hanno pubblicato i loro risultati sull’European Journal of Endocrinology, e quelli dell’azienda ospedaliero-universitaria di Parma, il cui lavoro è comparso sulla rivista Obesity Surgery. Entrambi gli studi hanno evidenziato che tra i pazienti affetti da Covid-19, un indice di massa corporea (BMI) superiore a 30 è risultato determinante nello sviluppo di una grave insufficienza respiratoria, in grado di portare anche al decesso. Indipendentemente dalla presenza di altri fattori di rischio. 

 

Prevenire l’obesità con una nutrizionista esperta

 

Monitorare le proprie abitudini alimentari, attraverso diete personalizzate o visite di controllo, aiuta a perdere peso e, di conseguenza, a prevenire le patologie legate all’obesità. In questo modo diminuisce radicalmente anche la percentuale di rischio associata al Covid-19. Per ricevere un parere esperto puoi richiedere un appuntamento presso il mio studio a Mantova. Sono la dott.ssa Adriana Forapani, medico chirurgo specialista in Scienza dell’Alimentazione e malattie del metabolismo, e sono a tua disposizione per aiutarti a ritrovare il peso ideale

 

Contattami per maggiori informazioni o visita il mio blog, ricco di novità e consigli.


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8 Aprile 2021

Mangiare a casa sì, ma cucinando 

Per perdere peso non c’è niente di meglio che preparare da sé i piatti della dieta. Consumare spesso pasti fuori casa o piatti già pronti può portare a gravi disturbi alimentari, tra cui l’obesità. Gestire i propri pasti e gli ingredienti con cui li prepariamo, invece, può migliorare i risultati di perdita del peso. Cucinare e mangiare a casa permette di decidere il metodo di cottura degli alimenti più adatto alla propria dieta, se al vapore o al forno, e di controllare quali materie prime vengono usate. Inoltre, è utile per imparare ad ascoltare i bisogni del proprio corpo e migliorare le abitudini alimentari.

A dimostrazione che non è importante solo cosa mangiamo, ma anche come e in quale luogo lo prepariamo, sono recentemente arrivati i risultati di un importante studio americano. I ricercatori hanno voluto indagare se esiste realmente un rapporto tra il fatto di prepararsi a casa i piatti della dieta e la perdita di peso. Vediamo nel dettaglio cosa hanno scoperto.

Cucinare come terapia e prevenzione contro l’obesità

Non è un caso che questo studio provenga proprio negli Stati Uniti. Ancor più di qualsiasi altro popolo al mondo, gli americani tendono a cucinare meno pasti a casa e a mangiare più cibi precotti o da fast food. Gli obiettivi dello studio in questione erano quelli di esaminare se la cucina può realmente imporsi come intervento medico per il controllo del peso e, di conseguenza, sconfiggere le malattie croniche dovute al sovrappeso e all’obesità.
Per la ricerca sono stati selezionati senza alcun criterio particolare adulti in sovrappeso e obesi, da dividere in due gruppi a seconda delle condizioni di intervento: attiva e dimostrativa. Indipendentemente dalla categoria a cui appartenevano, entrambi i gruppi avevano l’obiettivo di perdere peso nell’arco di ventiquattro settimane. La condizione attiva ha ricevuto lezioni pratiche di cucina due volte alla settimana e preparato almeno un pasto settimanale al termine della lezione stessa, mentre la condizione dimostrativa ha semplicemente osservato uno chef preparare lo stesso pasto, per poi mangiarlo.
Al termine delle ventiquattro settimane si è rilevato che la condizione attiva aveva perso molto più peso rispetto alla condizione dimostrativa (7,3% contro 4,5%). Lo studio ha quindi confermato che cucinare a casa in maniera attiva non solo aiuta a gestire meglio il proprio peso, ma addirittura può portare effetti di dimagrimento.

Segui i consigli della tua nutrizionista di fiducia

Se sei alla ricerca di un’esperta in scienza dell’alimentazione e malattie del metabolismo, prenota una visita di controllo presso il mio studio a Mantova. Sono la dottoressa Adriana Forapani, una nutrizionista preparata a attenta, in grado di aiutarti a formulare strategie e diete personalizzate. Migliora giorno dopo giorno le tue abitudini alimentari e ritrova il peso ideale. Contattami per maggiori informazioni o visita il mio blog , ricco di novità e consigli.


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1 Marzo 2021

Il rapporto tra massa grassa e flusso dell’aria nelle vie aeree

 

Tra i numerosi problemi causati dal sovrappeso e dall’obesità vanno certamente segnalati quelli relativi al sistema respiratorio. È infatti innegabile che la composizione corporea di un individuo influenzi il flusso d’aria nelle sue vie aeree, determinando la percentuale di ossigeno in ingresso e in uscita. Qualora si verificassero dei cambiamenti nel normale andamento dei polmoni, provocati da un eccesso di massa grassa, potrebbero diminuire la qualità della vita e le prestazioni delle attività quotidiane. Lo vediamo, per esempio, quando si formano dei depositi di grasso su addome e torace. Questa condizione rischia di limitare l’espansione della parete toracica, la disponibilità del torace a farsi distendere e l’escursione del diaframma, aumentando lo sforzo necessario per compiere la respirazione.

 

Alcuni degli effetti sulla salute e sull’apparato respiratorio causati dall’obesità comprendono diverse malattie, tra cui: asma, ipossiemia ed embolia polmonare. In particolare, l’asma si manifesta con sintomi più gravi in pazienti obesi o in sovrappeso ed è più difficilmente controllabile attraverso i farmaci. Per fare luce sulla questione, un recente studio ha tentato di determinare la relazione tra la limitazione del flusso d’aria nelle vie aeree di piccolo e medio calibro e la composizione corporea nei giovani adulti.

 

Stanco delle solite diete? Dimagrisci con piacere!

 

Hai provato milioni di diete senza risultato? È ora di affidarti a un esperto. Sono la dott.ssa Adriana Forapani, la tua nutrizionista di fiducia con sede a Mantova. Raggiungi il peso ideale attraverso un programma personalizzato, ti permetterà di trovare la salute più facilmente. Al fine di migliorare giorno dopo giorno le tue abitudini alimentari, offro consulenze e servizi su misura. Al centro di ogni incontro e percorso vengono posti il benessere dell’individuo e un’attenta analisi del suo stato psicofisico e del suo rapporto con il cibo. Contattami per maggiori informazioni o visita il mio blog , ricco di novità e consigli.


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11 Dicembre 2020

Si dice che non esistano due esseri umani perfettamente uguali e questo vale anche per ciò che riguarda la nutrizione.

Metabolismo e assorbimento ma anche gusti e antipatie alimentari: le influenze dei comportamenti alimentari incidono direttamente o indirettamente sulle nostre caratteristiche.

Quel che mangiamo ha una forte incidenza su diversi aspetti della nostra vita. Se mangiare è senza dubbio una necessità, saperlo fare con coscienza e in modo intelligente è un vantaggio.

Per questo motivo, quando si ha necessità di seguire una dieta, per perdere peso o per migliorare il proprio stato di salute, una dieta personalizzata definita attraverso un accurato consulto medico, rappresenta la soluzione migliore.

Dieta su misura: quali sono i fattori su cui si basa

Una dieta su misura ti permette di dimagrire senza rischi per la salute e in modo duraturo. Una dieta personalizzata è una dieta elaborata sulla base delle specificità ed esigenze nutrizionali di ogni persona, che prende in considerazione fattori diversi, tra i quali:

  • peso
  • altezza
  • età
  • sesso
  • stile di vita
  • preferenze alimentari.

La personalizzazione della dieta individua in primo luogo quanti chili è necessario perdere per raggiungere l’obiettivo di peso sano per ridurre il più possibile i rischi legati alle malattie derivanti dalla cattiva alimentazione.

Caratteristiche fisiche: peso, altezza e composizione corporea

Peso e altezza del soggetto sono utili per calcolare l’indice di massa corporea (IMC o BMI ) e valutare se si è in presenza di una condizione di sovrappeso o obesità. C’è da precisare che l’IMC non fornisce indicazioni esaustive sulla condizione generale di una persona ma è necessario considerare anche la composizione corporea dell’individuo.

La composizione corporea individua la percentuale di massa grassa (FM), massa magra (LBM) e acqua totale che caratterizza un individuo. Questo fattore è molto importante per stabilire le caratteristiche di un piano alimentare e anche per seguire l’andamento della dieta.

Età e Sesso

Età e sesso sono variabili determinanti quando si elabora una dieta su misura, perché possono influire sulla tendenza a prendere peso  in relazione al metabolismo e alle esigenze nutrizionali. Con l’avanzare dell’età il metabolismo tende a rallentare. Negli uomini e nelle donne la massa magra e il metabolismo basale hanno valori diversi. Ecco perché una dieta su misura dovrà essere diversa da uomo a donna.

Stile di vita e quotidianità

Per determinare l’apporto calorico della dieta su misura è necessario prendere in considerazione lo stile di vita dell’individuo, sia esso più o meno attivo. Considerare con attenzione il dispendio energetico legato alle normali attività quotidiane e alla pratica sportiva è indispensabile per determinare l’apporto calorico adeguato per ogni individuo.

Anche le abitudini quotidiane sono importanti nell’elaborare una dieta su misura per valutare l’impatto organizzativo sullo svolgimento della dieta. Pranzare fuori casa o meno e orari stabili per consumare i pasti determinano la facilità o la difficoltà che una persona può riscontrare nel seguire una dieta.

Patologie e preferenze alimentari

Il primo obiettivo di una dieta personalizzata è la salute dell’individuo. Per questo la scelta degli alimenti e dei menù non deve tenere conto solo  del valore nutrizionale e calorico ma anche delle preferenze alimentari delle intolleranze o allergie alimentari. 

Desideri seguire una dieta personalizzata accuratamente studiata sulla base delle tue caratteristiche ed esigenze? Contattami senza impegno per ricevere una prima consulenza!


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9 Dicembre 2020

Lo stile alimentare influisce in maniera determinante sullo stato di salute dell’individuo. Anche a scopo preventivo, adottare una determinata dieta può contribuire a contrastare o ridurre gli effetti di determinate malattie croniche.

L’alimentazione vegetariana o vegana può modulare i biomarcatori infiammatori determinando un’attenuazione dei marker di infiammazione.

Da un recente studio tedesco è emerso come gli individui che seguono una dieta vegana da circa 5 anni avevano maggiori probabilità di avere un livello di proteina c reattiva ad alta sensibilità (hsCRP) più basso rispetto anche a chi segue questo regime alimentare da tempi inferiori.

Nutrienti e componenti bioattivi non nutritivi delle abitudini alimentari possono dunque influenzare il profilo infiammatorio.

Le popolazioni vegetariane in genere consumano una percentuale maggiore di acidi grassi insaturi rispetto ai non vegetariani ed il tipo e la quantità di grassi nella dieta possono essere responsabili di cambiamenti nei biomarcatori infiammatori.

I composti bioattivi presenti nella frutta e nella verdura, principalmente i carotenoidi e i flavonoidi, oltre che sui processi infiammatori, sembrano intervenire anche sugli aspetti immunologici.

Seguire una dieta vegetariana o vegana riduce, per esempio, i sintomi dell’artrite reumatoide, malattia cronica infiammatoria di origine autoimmune.

L’artrite reumatoide deve la sua insorgenza sicuramente ad una predisposizione genetica ma anche a fattori modificabili.
Tra questi rientra l’alimentazione la cui parziale modifica aumenta le possibilità che la malattia regredisca.
In particolare, seguire una dieta che esclude carne e latticini garantisce un miglioramento dei sintomi della patologia tra cui dolori articolari ed edema.


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22 Ottobre 2020

La dieta mediterranea assicura la selezione di ceppi del microbiota intestinale che proteggono dalle infiammazioni e può aiutare a vivere una vecchiaia più sana.

In uno studio recentemente condotto su un gruppo di 600 anziani, la metà di questi ai quali è stata somministrata una dieta di tipo mediterraneo per la durata di un anno , hanno avuto un miglioramento degli indici dell’infiammazione (come la proteina C reattiva) anche miglioramenti delle prestazioni cognitive, della mobilità e di altri parametri legati all’invecchiamento.

L’abitudine a mangiare molti vegetali freschi, pesce, (poche) carni bianche e cerali integrali, il tutto condito con olio d’oliva, ha effetti duraturi nel tempo.

Le popolazioni che da sempre seguono una dieta mediterranea o simile vivono mediamente più e con un livello maggiore di salute generale.


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8 Ottobre 2020

 

Limitare l’assunzione di zucchero è un obiettivo personale ma anche mondiale

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha tra i suoi obiettivi la riduzione  dell’assunzione di zucchero a livello globale.

L’aumento del peso corporeo è infatti associato ad un aumento del consumo di zuccheri soprattutto sotto forma di bevande zuccherate.

Tra i problemi che un consumo eccessivo di zuccheri può causare ci sono:

  • Obesità.
  • Problemi cardiaci.
  • Diabete.
  • Mal di testa.
  • Diabete.
  • Danni ai denti.
  • Carenza di cromo.
  • interferenze con il sistema immunitario.

I benefici che derivano dall’eliminare o ridurre lo zucchero

1 – Miglioramento della salute cardiaca

Il consumo eccessivo di zucchero può provocare problemi di salute come l’ipertensione e l’aritmia. Ridurre gli zuccheri contribuisce a salvaguardare la salute vascolare e aiuta ad evitare la malnutrizione.

2 – Miglioramento dell’umore

Dormire a sufficienza è determinante per preservare il buon umore ed evitare l’invecchiamento prematuro. Ridurre il consumo di zucchero vi aiuterà in termini di qualità del sonno e recupero delle energie.

3 – Minor rischio di sviluppare il diabete

Bevendo una bibita zuccherata, il rischio di soffrire di diabete aumenta di circa il 25%. Le bibite dietetiche prive di zuccheri non aiutano ad evitare il problema perché contengono altri tipi di dolcificanti e di sostanze chimiche dannose per la salute.

4 – Maggiore concentrazione e memoria

Dimenticare spesso le cose e riscontrare una certa difficoltà nel concentrarsi possono essere episodi legati all’eccessivo consumo di zucchero. Lo zucchero altera le abilità cognitive e danneggia la capacità del cervello. Praticare regolare esercizio fisico aiuta a bruciare le energie che apporta lo zucchero e il vostro cervello sarà pronto per funzionare correttamente. In poco tempo la memoria migliorerà.


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24 Settembre 2020

Sempre più persone famose e normali cittadini seguono la nuova moda del digiuno intermittente. Per quanto sappiamo attualmente in merito a questa tendenza alimentare, però, sarebbe meglio osservare una cautela. Per ottenere una vita più sana e longeva possiamo prendere in considerazione altri metodi più piacevoli e sicuri.

Il digiuno prolungato, in ogni caso, deve essere praticato solo sotto stretta sorveglianza del medico curante e non è indicato per trattare l’obesità a causa dei rischi di complicanze ad esso connessi.

Alcuni autori sostengono che il digiuno intermittente possa comportare le stesse modifiche metaboliche derivanti dalle restrizioni caloriche fra cui diminuzione della spesa energetica e riduzione di radicali liberi, modificazioni del tessuto adiposo e una rigenerazione delle cellule (autofagia).

I nutrizionisti specializzati, a differenza dei “nutrizionisti” privi di studi formali, fanno ricorso molto raramente a regimi dietetici molto restrittivi perché consapevoli dell’elevato rischio di sviluppare disturbi del comportamento alimentare come il ricorso a grandi abbuffate soprattuto da parte di giovani adolescenti.

Indubbiamente, è più facile seguire una regime di restrizione calorica tradizionale (classica dieta) che un programma di dieta intermittente. Si tratta infatti di uno stile alimentare che non fa parte della nostra cultura, può essere incompatibile con il nostro stile di vita ed è complicato da seguire. Inoltre gli effetti collaterali come mal di testa e stanchezza possono risultare difficili da affrontare dalla maggior parte delle persone.

L’unico digiuno per il quale non ci sono dubbi in merito ad efficacia e benefici è quello già definito dalla dieta mediterranea. La pausa notturna tra la cena e la colazione può arrivare anche a 12 ore. Anticipare l’ora e ridurre la quantità della cena presenta vantaggi metabolici molto utili quali maggior controllo insulinico e calo ponderale.



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